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Ancora sul tema delle prospettive e delle viste prospettiche variabili? Ma si, dai! Oggi avevo un'oretta di tempo da perdere e mi trovavo per una serie di ragioni un po' troppo lunghe da spiegare, in un piccolo paesino a non troppa distanza dalla mia città. Sapete, no? Quei paesini in cui il tempo sembra che si sia fermato, ovviamente solo se si indugia un po' a guardare attentamente i muri delle vecchie case, magari nei pressi delle contrade dove passano ancora gli obsoleti cavi elettrici sostenuti da isolanti in vetro o porcellana. Si, giuro che ce ne sono ancora, basta cercarli e basta sapere dove essi siano. A volte ci vado di proposito in questi posti e mi diverto a pensare di essere per un attimo tornato indietro nel tempo. Di molto o di poco non ha importanza o forse ce l'ha, dipende un po' da quello che ho voglia di ricordare in quel momento. Ah, quasi dimenticavo un piccolissimo dettaglio, non serve neanche spegnere il cellulare, dal momento che le bts non sono tantissime lì intorno e per avere un po' di campo devi andare in giro con l'apparecchio alzato a mo' di bandiera o di cero. Per tornare a noi, oggi non volevo
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andare tanto indietro nel tempo, non mi interessava veder passare, con gli occhi della fantasia o della follia, i carri trainati dai muli con le donzellette che vengono dalla campagna in su il calar del sole, ecc., ecc. Mi bastava rivivere un gap di pochi anni, quelli in cui stavo cercando di capire (io cerco sempre di capire, il mio vecchio prof. di matematica mi ha insegnato a farlo...) cosa fare da grande, quegli anni in cui mi bastava uno straccio di trabiccolo a motore per percorrerla, quella strada, e sentire l'odore dell'erba o delle ginestre o della pioggia appena caduta. D'accordo, lo confesso, qualche volta ho avuto anche il piacere (o la sfelicita, come direbbe Mawiapia) di sentire la pioggia *mentre* cadeva, ma questa è un'altra storia che prima o poi vi racconterò. Comunque, stavo scrutando l'adesso con gli occhi del prima e stavo osservando tutto ciò in questo tramonto, un favoloso tramonto rosso fuoco su una montagna che si trova in direzione opposta a
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quella di qualche messaggio fa. E' novembre, quindi non c'erano odori di erba tagliata, non c'erano profumi di ginestre e per fortuna non pioveva, però qualcosa doveva succedere, no? L'odore del fumo di un camino da una casetta a me familiare mi stava attraendo come poche cose oramai riescono a fare e lì vicino vedo un vecchio (nel vero senso della parola) amico appoggiato alla porta con la classica sigaretta in mano e con l'aria di chi ha sicuramente meno labirinti mentali di me. Mi avvicino per sentire meglio quell'odore di legna bruciata, per sentire quella sottile nostalgia, che nel frattempo era riuscita ad emergere, fin dentro le ossa, per assaporare il sottile, doloroso e dolce piacere del ricordo delle cose antiche tristi e allegre, delle cose che ho avuto piacere che passassero velocemente e delle cose che avrei voluto trattenere e che invece sono scivolate via dalle mie mani come finissima sabbia tra le dita. Non c'era solo l'odore del fumo ad attirare la mia attenzione. L'ho già detto, no? E' novembre e il mio amico aveva anche messo mano alle botti con
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il vino che oramai è già pronto, accidenti anche a quel profumo di legno intriso di mosto inacidito e di vino fermentato. Non posso fare altro, mi appoggio anch'io alla porta e mi fermo a guardare il resto del tramonto da lì... Volete sapere il finale? Sono rimasto un bel po', a guardare il sole che scendeva dietro le montagne e che andava ad illuminare le altre esistenze poste a Ovest delle nostre. L'amico intuisce qualcosa e mi guarda un po', tra il divertito e il dubbioso, tra lo sfottente e il preoccupato. Poi esegue il rito magico, caro a tutti quelli che mi conoscono un po' più del superficiale. Cosa fa? Semplice, si leva la sigaretta dalla bocca e me la passa. Mi resta un dubbio e gli faccio una sola domanda: "per caso conosci un tizio che va a pesca sul molo nord?".
Commenti
E la scena appena descritta mi ricorda bei pomeriggi lontani, tra colline etrusche, il mosto a ribollir nei tini, la notte che ti cala addosso in un baleno e un volto amato che ho perso.
Ciao Elasticgirl
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