Parole senza pensieri...
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Comunque, per tornare a noi, questo è un po' il viaggio di ritorno rispetto a quello di 2 articoli fa. Un viaggetto di ritorno dalla Capitale, con tanto di freddo secco e intenso, con tanto di sonno arretrato e con tanto della solita sottile tristezza che mi assale nell'autostrada che taglia gli alberi delle terre di Lazio e Abruzzo come una ferita (ok, campo anche di frasi di canzoni, di libri ed aquiloni ecc., ecc., ma non sono troppo cupo, vero? ditemelo, altrimenti quel residuo di autostima che mi resta andrà a farsi benedire...).
Che bella la strada che curva verso destra, vero? Lascia un po' di inquietudine, nasconde parte della visuale successiva, come il colle di un famoso poeta di Recanati, anche se in realtà magari quella strada la conosciamo come le nostre tasche. Cosa ci sarà lì dietro? Forse la famosa pentola d'oro sotto l'arcobaleno? Oppure la felicità che tutti cerchiamo? Magari anche semplicemente un po' di serenita? Non lo so, ma considerando che siamo in autostrada, alcuni tra i rischi più concreti sono di trovarvi una colonna di macchine che rallenterà il viaggio oppure un incidente che ci bloccherà per ore o, per i più fortunati, un bellissimo autovelox nuovo di zecca che ci regalerà una bella foto da piazzare sul blog (prometto che se mai accadrà, la metterò davvero sul blog!). Non ho trovato nulla dietro quella curva, semplicemente nulla, come tante delle
altre volte che ho cambiato direzione, per strada o in altri contesti, ma la storiella la sapete tutti e non ve la sto a raccontare di nuovo, è la solita pappardella sui viaggi, sulle destinazioni, sui ritorni e su tutto il resto. Oramai chi mi conosce sa che amo perdermi in qualunque posto io vada, ho un navigatore perennemente spento, che accendo solamente in prossimità dell'arrivo o che accendo solo per divertirmi a seguire la direzione opposta a quella suggerita. Questo, però, solo nei viaggi di andata. Il ritorno mi mette più fretta, nel ripartire cerco la via di casa più diretta possibile, forse per stanchezza, forse per abitudine, forse per scrollarmi di dosso la fastidiosa e perenne tentazione di fare inversione a U e partire verso altri posti. Ma anche questo fa parte del gioco, insieme alla sigaretta che qualcuno mi passa nei momenti di riflessione e, talvolta, di semplice sconforto. Ce li abbiamo tutti quei momenti, ognuno di noi ha un rito per cercare di calmare quella marea che sale lentamente dal mare della nostalgia, che si trasforma inesorabilmente in onde di malinconia e che a volte fa capolino inavvertitamente dai bordi delle nostre palpebre.
Ecco, è successo di nuovo, mi sono perso ancora nei concetti e nei labirinti che non conosco neanche io, ora mi ci servirà altro che un navigatore satellitare per ritrovare la via maestra. Ma in fondo mi piace anche così, in fondo mi piace anche scrivere parole senza pensieri, come queste. Soprattutto mi piace scriverle sapendo che magari qualcuno ci troverà sensazioni simili alle mie (in realtà spero di no, mi preoccuperei per lei/lui), mi piace scriverle sapendo che comunque qualcuno riuscirà pure a leggerle.
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Quasi dimenticavo, mi sono fermato a fare le canoniche 4 chiacchiere con quei simpatici pescatori che vedete in foto. Un po' li ho invidiati... e forse non solo un po'.
Commenti
boh..
cmq bel post bravo.
ciao
Il porto è quello di PE, ANOnimo n. 1... Secondo te andavo fino a Montesilvano a fare le foto? :-)
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