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Non vorrei iniziare la consueta lamentazione su come erano le feste una volta e su quanto le sentivamo di più nei "vecchi tempi", ma poi, alla fine, quali vecchi tempi? A volte c'è la tentazione di sbattere i ricordi e le sensazioni in un cassetto lontano, un po' per non pensarci, un po' per sentirci più liberi da pensieri e sensazioni che non si vorrebbero ricordare e un po' per fingere che il tempo non sia mai passato. E' la stessa cosa che faccio quando cambio i colori delle foto e quando le trasformo in bianco e nero, per spostarle un po' indietro e per trasferirle nell'area dell'immaginazione. Oggi è l'ultimo giorno delle ben conosciute feste natalizie, quelle feste notoriamente e inesorabilmente caricate di significati che il più delle volte non ci sono, è tempo di bilanci e di progetti, per qualcuno, ma ha ragione Moya, i buoni propositi per l'anno nuovo o le note "to-do list", per chi mastica un po' di time management, sono solo una scusa per procrastinare ancora, come si è magari fatto nell'anno vecchio. Ho provato a guardarmi di nuovo indietro e ho provato a vedere quali cose ho lasciato in sospeso. Mi sono spaventato non poco, erano più le cose non fatte, lasciate a marinare sotto un comodo strato d'aceto e olio, che quelle portate a termine o in procinto di esserlo. Certo, molte cose le ho portate a termine, alcune con scarsi risultati, altre, spero le più importanti, cariche di soddisfazioni e di stimoli per progetti
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ulteriori. Si, perchè le riconosci le cose che vanno bene e che sono importanti, le riconosci perchè un obiettivo importante non è la fine della corsa, non è un punto di arrivo, ma è il punto di partenza per nuovi viaggi e nuove avventure. E' il mio punto di vista ovviamente, opinabile come tutti i punti di vista soggettivi, opinabile perchè non è decontestualizzabile. Questo è anche un periodo in cui si finisce facilmente di fronte a una tavola imbandita, più o meno fornita a seconda delle situazioni. Si dimenticano diete ed esercizi fisici che verranno rimandati a tempi migliori (a proposito di "buoni propositi", eh?). Non sono scampato neanche io a questo malefico protocollo, mi ha salvato solamente un'inaspettata carenza di ferie accompagnata da un primato negativo che magari racconterò di persona a chi incontrerò prima o poi. E' da un po' troppo tempo che non mi perdo in qualche città, sia essa Roma, Venezia, Milano, Skopje, Chicago e chi più ne ha più ne metta, così ho deciso di soddisfare questa mia impellente necessità provando a perdermi in posti più accessibili e
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vicini, magari anche molto conosciuti. La domanda sorgerebbe spontanea, vero? Come cavolo ci si può perdere in un luogo ben conosciuto? Non è complicato, non ci vuole molto. Basta chiudere gli occhi, contare fino a 10 pensare di essere altrove. L'ho fatto, era quasi sera e non si vedeva nessuno in giro (è importante, se non volete essere caricati da qualche autoambulanza che vi porti in un adeguato centro specialistico...), c'era il classico odore dei camini fumanti e anche di un po' di arrosto, c'era il profumo della pioggia caduta da poco e il silenzio tipico del tardo pomeriggio invernale di paese. Mi ci sono perso davvero in quel posto per me più che conosciuto, alla fine mi sono ritrovato nella piazzetta che vedete in foto, nella foto che ho virato per adeguarla al mio contesto mentale. Belli i muri senza intonaco e i resti delle vecchie mura, buono il profumo dei camini accesi, buona, non dovrei dirlo perchè fa male alla salute, la sigaretta che ho acceso sedendomi alla panchina di quel posto. Non c'era nessuno a passarmela, questa volta. Non c'era nessuno a condividere questi 10 minuti di solitudine che cercavo da tempo, che buffo, vero? Mi è venuta in mente una citazione dal film "War games" del 1983, quella in cui il computer
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(Joshua) dice: "
A strange game. The only winning move is not to play". Fumare farà male alla salute, è vero, ma anche pensare non sempre evita danni più o meno temporanei.
Cos'ho fatto dopo? Beh, semplice, ultimamente divento sempre più monotono... Un amico ha una cantina ben fornita (e anche troppo riscaldata) da quelle parti, nell'ultima foto stavo semplicemente scegliendo il coltello da usare per creare delle fette sufficientemente regolari. Mette fame anche a me, a volte, il mio blog. "Mette fame" si può dire, e anche se non si potesse dire, chissene importa! (ma si può dire "chissene"?).
Commenti
Un giorno mi capiterà di atterrare a Linate o a Malpensa :-)
Si, la foto l'ho scattata io, come (quasi) tutte le altre presenti sul blog. L'ho virata in color seppia perchè non lo so neanche io perchè...
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