Pugnali di gemme e di serenità

    Chi mi conosce un po', ma soprattutto chi ha avuto la sventura di seguire le vecchie pagine di questo mio antico blog, sa che una delle mie passioni, insieme ad altre e a quella per i treni, è la ricerca di titoli che non c'entrano pressochè nulla con il testo successivo e sa anche che i titoli, come in questo caso, provengono sovente da altri testi, da altri autori e, talvolta, da altri tempi.
    Ma di cosa volevo parlare oggi? Ah, ecco! Tanto per cambiare, qualche giorno fa mi sono ritrovato in una piccola fermata ferroviaria a diversi chilometri dalla mia città, nei pressi di un borgo dove mi trovavo per questioni lavorative e non solo. Sì, lo so, l'ho già detto tante volte, questi luoghi mi attirano molto e hanno il potere di farmi tornare con la mente a sensazioni che forse non ho neanche mai vissuto, ma che sicuramente ho immaginato od ho attraversato in qualcuno dei miei complicati viaggi onirici, spesso conseguenti a libagioni non propriamente frugali, che peraltro dovrei evitare, vista anche la oramai ridotta resistenza a quelle abitudini che in passato affrontavo certamente con minori difficoltà.

    L'età è anch'essa oramai quella che è, gli anni passano sempre inesorabili e me li sento tutti, ma li vivo almeno apparentemente senza alcun rimpianto, sono ben consapevole dello scorrere del tempo e sono altrettanto consapevole che indietro, purtroppo o per fortuna, non si torna; a volte sorrido quando ascolto chi prova a convincermi circa l'importanza del "sentirsi giovani dentro", sorrido perchè forse provo una sottile invidia per chi ci riesce, io non ci riesco, anche in questo caso purtroppo o per fortuna,  però no, non preoccupatevi, non ho alcuna intenzione, e neanche ne avrei le capacità, di dissertare sul tempo che fluisce, sui treni che passano solo una volta (oh! ma quanti ce ne sono?) su quelli che si preferisce veder passare, su quelli che si perdono, su quelli da cui si scende troppo presto e su quello in cui ci si trovi attualmente. Non lo farò, quindi, ma ciò non toglie che anche questa volta, per pochi secondi, ho provato a chiudere gli occhi e ad immaginare questo paesaggio in cui mi sono trovato, ma pensandolo in epoche passate, con le attività tipiche di una stazione di montagna, funzionante, con le luci fioche delle lampade a incandescenza a parete, che ancora ricordo, e senza la possibilità di comunicare in tempo reale col resto del mondo. Penso di esserne quasi certo, sicuramente ci sarebbe stato più tempo per pensare, più tempo per ricordare e per perdersi nei pensieri che ognuno di noi tende ad avere, talvolta anche ben nascosti, nella propria mente.

    Però vorrei anche evitare un facile fraintendimento, a me piace la tecnologia attuale, sono davvero consapevole e felice dei risultati raggiunti e del fatto che, pur dovendone subire talvolta l'invadenza, i mezzi di comunicazione ci permettono di essere presenti in tempo pressochè reale in ogni luogo o quasi di questo mondo.
Ci sono svantaggi in questo? Forse sì, forse si rischia di perdere quella lentezza che permette un maggiore discernimento di alcune situazioni, una migliore analisi dei propri pensieri e ricordi e una visione magari più serena di quanto ci sia intorno a noi. Però mi faccio anche una domanda, me la faccio con una certa ricorrenza, quante volte mi capita di *non* voler ripescare alcunché dal pozzo delle rimembranze? Perchè lo sapete forse anche meglio di me di quanto quel pozzo possa essere profondo, ma  anche di quanto, nonostante la profondità e il buio, non riesca di fatto a nascondere pressochè nulla per sempre.

    Va bene suvvia, prima di imbarcarmi in ulteriori tortuosità mentali mi fermo qui, magari continuerò in un'altra occasione. Per ora mi soffermo un attimo su un'ultima immagine che aveva catturato la mia attenzione, è cioè un paio di bianchi e simpatici cagnoloni che si erano avvicinati curiosi e amichevoli e che sembravano quasi invitarmi a una sosta più lunga, un invito che stavo accettando volentieri. Ma purtroppo si doveva andare, perchè è sempre così, perchè c'è sempre qualcosa o qualcuno ad aspettarci, c'è sempre una realtà che ci chiama perentoriamente anche nel bel mezzo dei nostri momenti più immersivi.
    Tornerò in questo luogo di certo prima o poi, magari dalla parte della strada ferrata, magari nel mezzo di una nevicata invernale e magari insieme al mio vecchio amico pescatore che oramai è da tanto, troppo tempo che mi manca appena un po' più di un pochino.

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