La Città Eterna (3)

... ed ecco, finalmente, l'atteso post sul viaggio di ritorno. Come avevo già detto, uscire da Roma è stato più facile che entrarvi e il tempo impiegato per fare ritorno a casa è stato minore del previsto e indubbiamente minore di quello dell'andata. Un vecchio luogo comune popolare sosteneva che i cavalli sono sempre più rapidi quando tornano verso casa, ma io non mi sento tanto cavallo (a volte mi sento un po' asino, semmai) anche se penso che la strada di cui parlava De Gregori in una sua vecchia e nota canzone (Signor Hood, 1975, dall'album "Rimmel") mi sia talmente familiare da permettermi di percorrerla con una certa disinvoltura.
Torniamo a fare un cenno sulle analogie tra i luoghi reali e quelli della mente? Ma si, facciamo un po' di sana retorica da bar... Mi sono chiesto tante volte quali siano state le occasioni in cui un viaggio di andata mi abbia concesso anche il ritorno, dolce o amaro che sia stato. Ebbene, non è accaduto molte volte e quando è successo, il più delle volte è stato un viaggio faticoso e quasi sempre in salita. Eh, si! Nei luoghi della mente e della vita, quando si tratta di fare scelte importanti e non, si imboccano viali che appaiono i migliori o, quanto meno, i "meno peggio", ma per quanto possano sembrare più o meno facilmente percorribili in un senso, nella direzione inversa sono spesso penosamente insidiosi. Soprattutto perchè il "viaggio di ritorno", in molti casi, lo facciamo inciampando continuamente, a causa del nostro voltarci spesso indietro per guardare l'obiettivo che non abbiamo raggiunto.
Quasi dimenticavo, ho fotografato il ponte che vedete, semplicemente per metterlo nella mia nota collezione di scritte sui muri...

Commenti

try to understand ha detto…
Porto con me i sensi di colpa di cui ti parlavo nel post precedente...
Il clima domenicale mi lascia sempre un po' frastornato, anche quando non faccio nulla di affaticante.
Hai gli occhi irritati perchè sei stata troppo davanti alla TV? (non mi sembri il tipo da TV, o sbaglio?)
Sorrisi baciosi
try to understand ha detto…
Tesi + congiuntivite è un'accoppiata vincente, per gli occhi. Però una tesi rappresenta un progetto in corso, quindi il sapere che ci stai lavorando mi induce a pensare che il futuro ti appare più concreto... dimmi che non mi sbaglio!
Sorrisi costruttivi e una faccina di incoraggiamento :)
Anonimo ha detto…
Non sò xkè ma parlare guardando negli occhi, si è vero che potrebbe farti arrivare a destinazioni impreviste...ma nello stesso tempo quell'imprevisto potrebbe farti conoscere,capire, nuove cose...Cerco sempre di cogliere il meglio delle cose..forse anche essa è una forma di protezione.

Bisognerebbe affrontare il viaggio di ritorno senza voltarsi mai indietro...ma come è possibile questo?...forse solo se ci dicessero,ke in tal caso, diventeremmo statue di sale,forse nn lo faremmo...e ribadisco,forse...

Le scritte sui ponti...lettere magiche x chi le riceve...e nn nego che mi piacerebbe riceverle :)
Un caldo abbraccio!

Post popolari in questo blog

Indeterminazione

First we take (a) Manhattan...

Polvere...