Passa ai contenuti principali

Bilanci

Immagino che non sia questo il momento e il tempo di fare bilanci, lo sanno tutti che i bilanci si fanno a fine anno e non certo agli inizi dell'Autunno. Però mi era piaciuto pensare ad un bilancio di fine Estate, tanto per ripensare a com'è stata, la scorsa Estate. Al solito, mi vengono in mente reminiscenze scolastico-adolescenziali, mi viene in mente un racconto di un certo Pavese, sfigatissimo come tutti gli autori che piacevano ad un gruppo di pseudodisadattati di cui facevo parte all'epoca. Il racconto in particolare era "il diavolo sulle colline" che peraltro era incluso nella trilogia "la bella Estate", titolo assolutamente non in sintonia con gli umori suscitati dalla lettura dello stesso... Mi fermo un attimo, prima di scivolare inesorabilmente nei labirinti mentali che tendo a costruirmi da solo e nei quali cado inevitabilmente.
Com'è andata la scorsa Estate? Tutto sommato bene, per certi versi è stata una stagione molto più intrigante e affascinante delle ultime che io ricordi. No, non sono andato in viaggio per lidi esotici, non ho esplorato nuove culture e variopinte società, non l'ho mai realmente fatto e non ho mai avuto la tentazione di farlo per "vacanza". L'ho detto già a qualcuno dei vecchi amici, quando viaggio, oramai, lo faccio quasi esclusivamente per motivi legati alla mia professione e ai miei interessi pseudoscientifici. Forse per questo ho deciso, d'accordo con chi divide con me gran parte delle giornate, di restare in questa per certi versi anonima città, a cercare di riscoprire il fascino di un mare andato in malora, provare a risentire i vecchi amici per troppo tempo trascurati e liberare la mente da sogni di mete esotiche che invariabilmente svaniscono al rientro nella cosiddetta "dura realtà" quotidiana... Non male, alla fine sono contento della scelta fatta, ho evitato lo shock da rientro e ho riscoperto colori, odori, sapori e sensazioni che avevo *quasi* dimenticato.
In compenso è stata un'Estate anomala e vertiginosa per altri aspetti. Non so se avete presente la vecchia storiella del passato che non passa mai. Ci sono cose che ognuno di noi porta dentro di se e che magari, se qualcuno decidesse di fare domande poco opportune, liquiderebbe come "niente, acqua passata". Non è così, non esiste l'acqua passata. Non ho mai creduto al vecchi adagio che recita: "acqua passata non macina più"... E' una realtà insita nel ciclo stesso dell'acqua, pensateci un attimo, pensate all'acqua che non macina più, pensate a quest'acqua che finisce nel mare e che lentamente evapora al caldo dell'estate. Che fine farà? La ritroverete sicuramente sotto forma di pioggia in un temporale estivo alle sorgenti del fiume a monte del vostro mulino. E prima o poi passerà di nuovo di là, macinerà ancora e inevitabilmente la riconoscerete di nuovo e di nuovo la vedrete scorrere via, senza poter fare nulla per trattenerla. Ma in fondo vi piacerà comunque vederla passare, vi farà comunque capire che siete ancora vivi, che in fondo oltre al piacere di godervi un'estate diversa dalle ultime passate, oltre al pensare semplicemente a riposarvi per affrontare nuovamente la routine mortale del solito lavoro, potete gustare appieno quel sottile dolore misto a piacere delle cose passate che, pur non tornando più, in qualche modo vivono per sempre in un angolo neanche tanto remoto della vostra mente o del vostro cuore.
Al solito le foto c'entrano ben poco (credo) con il post, ma mi conoscete bene, oramai, no? Prometto a quei pochi, ma buoni, che mi leggono di tanto in tanto, un dettagliato resoconto dei miei prossimi 2 viaggi, ammesso che riesca a farli. Uno è relativamente vicino (meno di 10Km), ma ci sarà modo di raccontarne la particolare rilevanza. L'altro, neanche tanto lungo, in terra di Sicilia. Lo so, sono prevedibile e le cose le so in anticipo, ma non è colpa mia, sono fatto così, e per giunta mi disegnano *anche* così, al contrario di Jessica Rabbit...

Commenti

Anonimo ha detto…
ma xchè devi ricordare a tutti che l'estate è finita?Ma non ti sembra crudele?Va bhe faccio finta di non aver letto e mi godo il sole dell'estate,Pavese mi ricorda giornate calde passate lungo un fiume dove l'acqua non scorre ma si è fermata li ad aspettate,forse x tutta la vita ,le foto sono perfette per il testo ,o almeno cosi lo vedo io,l'estate è stata unica,e confusa,
piena di sorprese e a volte ha portato la mente (non potendo il corpo) verso isole sperdute forse no tropicali ma cmq bellissime di sicuro.Io non sono cosi mi disegnano cosi (forse sono peggio,meglio questo disegno)
trytounderstand ha detto…
Già, perchè devo ricordare a tutti che l'estate è finita? E' vero, forse lo faccio per condividere con gli altri questa mia particolare sensazione... come si dice, di solito, "mal comune, mezzo gaudio". Però, tutto sommato, la fine di un'estate non è mai una grave perdita. Soprattutto perchè l'autunno ha la sua poesia, l'inverno ha il suo fascino e, poi, vuoi mettere il piacere colmo di speranza che porta con sè la primavera? L'estate ritornerà, come tante altre cose.
Sono le cose che uno sa che non torneranno più a renderci tristi, ma quelle sono parte integrante del gioco a cui tutti partecipiamo, quel gioco in cui sarebbe bello essere, almeno per un attimo, in un altro posto e in un altro tempo... Con il corpo forse non possiamo andarci, ma per fortuna la mente aiuta molto in questo. L'acqua scorre sempre, è difficile fermarla, a meno che uno non abbia voglia di creare un lago. Ma il rischio è grande, ve lo ricordate il Vajont, no?
Non so se realmente l'estate sia finita. Non so se realmente le foto fossero appropriate. So solo una cosa, che i disegni non rendono mai appieno quello che esiste nella realtà. A volte ci aiutano solo ad interpretarla nel migliore dei modi possibili...
Come mi sento? Un po sfelice, come direbbe Mawiapia...
Anonimo ha detto…
C'e' questa disperazione ogni anno per l'estate che finisce. Certo, dispiace anche a me, che da quando sono emigrata vivo delle estati brevissime, quasi inesistenti, causa lavoro e latitudine. Oramai la nostalgia per l'estate italiana, con il caldo, il sole, la sabbia, le granite, i cinemini all'aperto, le cicale, i grilli, le zanzare, nonche' le tante abitudini lasciate indietro, si fa sempre meno bruciante e vivida. Per contro l'autunno qui e' bellissimo, un tripudio di sensazioni e di colori. Ad esempio stamattina ho aperto la finestra e veniva su un'aroma indistinto di frutti maturi, foglie fradice ed erba umida, cosi' primitivo, che mi ha riportato indietro alla mia infanzia, alle mattine di nebbia lieve, ai golfini di lana e alle levatacce per andare a scuola, quando la scuola apriva a ottobre (!) e sul libro c'erano i racconti di campi da arare, castagne e pomi da raccogliere...
trytounderstand ha detto…
Le castagne e i pomi, gli aratri e i trattori... e anche il ribollir dei vini nei famosi tini del Carducci...
Si, ho nostalgia, a volte, di quando andavo a scuola e di quando la scuola iniziava il primo di ottobre, soprattutto perchè il 4 ottobre era già festa (S. Francesco, Patrono d'Italia, una delle tante festività *inutilmente* soppresse).
Moya, in questo momento ti sto invidiando l'odore delle foglie fradice e i colori dell'autunno anglo. Ti invidio anche la nebbiolina leggera e tutto il resto. Domani me ne vado a lavorare con lo zainetto da studente e magari ci metto dentro anche un quaderno a righe di terza, ce l'hai presente? Quelli con una riga più alta e una più bassina. Magari imparo di nuovo a scrivere le maiuscole e le minuscole a penna :-)

Post popolari in questo blog

Le scarpette al chiodo

Queste sono le classiche scarpette-appese-al-chiodo , a dimostrazione della volontà di non giocare più a calcio. Ma lo sanno quasi tutti che questo modo di dire è oramai utilizzato un po' per tutti i casi in cui qualcuno ha deciso di mettere la parola fine ad una qualche attività, piacevole o no, in cui era impegnato da lungo tempo. In genere è una frase che viene intesa come un qualcosa di definitivo, nel senso che chi appende le scarpette al chiodo, ad esempio, non giocherà più a calcio. A volte però potrebbe esserci un significato meno drastico e a tale proposito penso sempre ad alcuni giocatori professionisti che ho avuto modo di conoscere, seppur superficialmente. Questi adesso continuano a giocare tra amici, guadagnando sicuramente meno, ma divertendosi di più e utilizzando, forse, scarpette diverse da quelle che avevano appeso. Provo spesso a fare mia questa seconda interpretazione del modo di dire di cui parliamo, interpretandolo in modo meno negativo e pensando che un'

Acqua alle papere

Uno dei modi migliori per buttare il proprio tempo è quello di andare in un parco pubblico provvisto di laghetto, con una buona scorta di pane avanzato o di biscotti. Poi basta solamente sedersi sullo steccato o su una panchina e tirare nell'acqua, molto lentamente, i pezzetti di pane o i biscotti, osservando le varie specie di volatili che si avvicinano, ovviamente ben felici della (per loro) grazia di dio che proviene inaspettatamente e senza fatica. In tutto questo si possono anche notare alcune variazioni sul tema, ad esempio possiamo notare che le oche (con il becco a punta), in genere, sono più rapide ad arrivare. Le anatre (quelle col becco appiattito, tipo "paperino") arrivano più defilate e timide e cercano di beccare qualcosa prima che le oche, solitamente più aggressive, le attacchino. Ci sono poi i cigni, con il loro movimento elegante e regale che non disdegnano un fugace e superbo passaggio, tanto per non essere da meno. Ci si possono passare anche pomerigg