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Torino, via Linate, Centrale FS, annessi e connessi...

Era inaspettato questo viaggio, uscito fuori all'improvviso come un apparentemente piacevole pesce d'aprile, però ovviamente non mi dispiace farlo. Come tutti avranno notato, da Nord a Sud, il tempo non è dei migliori, almeno se uno è in cerca di un po' di sole per riprendersi da quello stato di torpore che solitamente accompagna la Primavera. Ok, direte voi, non si può avere tutto dalla vita e il tempo non possiamo scegliercelo noi, ma volete mettere il gusto di lamentarsi un po', così, tanto per fare? E' un viaggio su mezzi di trasporto disomogenei, questa volta, diciamo che, sceso dall'aereo, sto approfittando delle due ore che separano Milano da Torino per scrivere qualcosa qui sopra, un po' per farmi passare il tempo, un po' per evitare di addormentarmi dopo la levataccia di oggi. Mi guardo un po' intorno, cerco di ricordare se io abbia mai percorso questa tratta e per ora non mi viene in mente nulla. Certo, l'ho già detto, il tempo non è un granchè e non suscita pensieri che siano il massimo dell'allegria, ok, forse non suscita neanche pensieri tristi, però immaginatela un attimo, la visuale, e immaginatela dal punto di vista di chi, solitamente, si gira a Est e vede il mare, si gira a Ovest e vede colline e montagne. Qui è tutto così diverso, tutto così risaie e pianura padana, nebbia, pioggerellina sui vetri, stazioni e binari. O almeno questo è il paesaggio che vedo e che mi fa rimpiangere un po' di non essere rimasto a casa, questa volta. Perchè? Non riesco a trovare una risposta, questa volta, forse perchè non c'è una risposta, forse perchè non ho voglia di trovarla o forse perchè adesso ho ricordato quando fu l'unica volta che passai dalla stazione di Novara, in un "lontano" 1988, in un treno Liguria-Friuli con qualche altro centinaio di conoscenti vestiti come me. Visto? Alla fine ci vuole poco per rimettere insieme un po' di pezzi, erano anni che non ricordavo quei momenti, vissuti più o meno come si può vivere uno qualunque dei momenti in qualche modo significativi della nostra esistenza. Ah, ecco, dov'è il trucco? Dov'è l'inganno? C'è, nel solito posto, nei meandri della mente dove succede che, come con le ciliege, un pensiero tira l'altro, si, come le ciliege, non so se qualcuno di voi abbia mai avuto la fortuna di mangiarle al buio sull'albero, sperando di non essere scoperti dal proprietario spesso munito di fucile a sale (si, a sale, non a salve!). Una ciliegia tira l'altra e nel contesto furtivo non ci si può tanto chiedere se il frutto sia abitato o no, chissà quanti ne avrò mangiati, di "abitanti". Non è lo stesso con i pensieri, uno tira l'altro, d'accordo, ma quelli "abitati" in maniera diversa da come si sarebbe voluto, a volte portano con se un supplemento di un qualcosa molto simile alla malinconia... Prima che il treno finisca questa corsa finisco di scrivere, magari arrivando a destinazione mi passerebbe la voglia di pubblicarlo, questo post. Anzi, aggiungo un paio di foto che non c'entrano nulla, come sempre. Non posso neanche sperare in qualcuno che mi allunghi una sigaretta, sui treni non si può e i pescatori di carpe (e anche quelli di scarpe, come me) sono troppo lontani da qui.

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Le scarpette al chiodo

Queste sono le classiche scarpette-appese-al-chiodo , a dimostrazione della volontà di non giocare più a calcio. Ma lo sanno quasi tutti che questo modo di dire è oramai utilizzato un po' per tutti i casi in cui qualcuno ha deciso di mettere la parola fine ad una qualche attività, piacevole o no, in cui era impegnato da lungo tempo. In genere è una frase che viene intesa come un qualcosa di definitivo, nel senso che chi appende le scarpette al chiodo, ad esempio, non giocherà più a calcio. A volte però potrebbe esserci un significato meno drastico e a tale proposito penso sempre ad alcuni giocatori professionisti che ho avuto modo di conoscere, seppur superficialmente. Questi adesso continuano a giocare tra amici, guadagnando sicuramente meno, ma divertendosi di più e utilizzando, forse, scarpette diverse da quelle che avevano appeso. Provo spesso a fare mia questa seconda interpretazione del modo di dire di cui parliamo, interpretandolo in modo meno negativo e pensando che un'

Acqua alle papere

Uno dei modi migliori per buttare il proprio tempo è quello di andare in un parco pubblico provvisto di laghetto, con una buona scorta di pane avanzato o di biscotti. Poi basta solamente sedersi sullo steccato o su una panchina e tirare nell'acqua, molto lentamente, i pezzetti di pane o i biscotti, osservando le varie specie di volatili che si avvicinano, ovviamente ben felici della (per loro) grazia di dio che proviene inaspettatamente e senza fatica. In tutto questo si possono anche notare alcune variazioni sul tema, ad esempio possiamo notare che le oche (con il becco a punta), in genere, sono più rapide ad arrivare. Le anatre (quelle col becco appiattito, tipo "paperino") arrivano più defilate e timide e cercano di beccare qualcosa prima che le oche, solitamente più aggressive, le attacchino. Ci sono poi i cigni, con il loro movimento elegante e regale che non disdegnano un fugace e superbo passaggio, tanto per non essere da meno. Ci si possono passare anche pomerigg