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Binari?

L’avevo già scritto un post dal treno? Non lo so, non me lo ricordo più, anche perché cominciano a passare troppe settimane tra un post e l’altro e oramai comincio anche a perdere il filo, beh, ammesso che un filo ci sia mai stato… Certo, il rischio di essere ripetitivo aumenta a dismisura, così come aumenta il rischio di scrivere inutili frasi che resteranno qui a riempire un vuoto che per certi versi non so se abbia tutta questa necessità di venire riempito. Ho passato gli ultimi tempi ad occuparmi del lavoro che solitamente dovrei svolgere e a re-imparare un po’ di quelle cose che a volte rischio di dimenticare. Sono a buon punto, tutto sommato e posso anche permettermi il lusso di guardare un po’ fuori dal finestrino. Non che ci sia molto da vedere, come d’altra parte è ovvio che sia, tanti altri prima di me hanno guardato fuori dal finestrino, ci hanno scritto libri, poesie, canzoni e scenografie di film. No, non lo farò, soprattutto perché non ne sono mai stato capace e credo che mai lo sarò. Però devo ammetterlo, ha un non so che di intrigante tutto questo scorrere di paesaggi e immagini e, tutto sommato, è anche rilassante. Mi chiedo se quelli che abitano lungo il tracciato condividano queste sensazioni, anche se ho l’impressione che chi abiti a fianco dei binari ne avrà le scatole piene dei rumori, delle luci e dei fischi che deve sopportare giornalmente. Ho provato per un attimo a mettermi nei panni di chi ha quella posizione geografica, che potrà fare? Si affaccerà alla finestra, vedrà il treno arrivare e magari fischiare, lo osserverà passare e lo vedrà allontanarsi lontano con le sue due lucine rosse accese. Magari nel caso si tratti di un AV non avrà neanche il tempo di contarne le carrozze, ma la sensazione sarà la stessa, quanta gente c’è lì dentro? Quanti stanno viaggiando per lavoro, quanti per necessità e quanti per diletto? Curioso, eh? Di solito la maggior parte delle metafore letterarie passano per i “treni visti dall’interno” oppure visti “dalla parte del macchinista”. No, stavolta voglio immaginare di vederlo da un balcone di una casa e pensare che, in fondo, a volte può essere piacevole anche restare dove si sta e immaginare i viaggi degli altri senza pensarci troppo. Beh, questo è impossibile, intendo “il non pensarci troppo”… Forse ci vorrebbe un treno merci, con la sola compagnia del secondo macchinista, del tracciato e dei semafori che ti si parano davanti.
Che farò domani? Non lo so ancora, sono mesi che non vado a fare due chiacchiere con il mio amico pescatore, per una serie di motivi, ma fondamentalmente perché non avevo voglia di farmi prendere in giro e anche perché credo che lui si sia preso una vacanza. No, non è andato molto lontano, mi ha lasciato un bigliettino sotto al faro perché non usa telefonini, computer, social network e quant’altro, ma forse è per questo che lo vedo sempre così tranquillo, rilassato e senza troppi pensieri, anche quando non pesca nulla.
Vado a cena, appena arrivo, mi è venuta un po’ di fame e forse ha ragione Fabio (a proposito, le fragole sono per lui, io sono allergico...). E’ un po’ che non metto immagini di tavole imbandite e di piatti addobbati a festa, ma non è mai troppo tardi per farlo di nuovo. E’ anche un po’ che non mi capita di andare in aereo, ma forse è meglio così, ultimamente non ho molta fortuna nel viaggiare e con le coincidenze. E per il momento non ho più tanta voglia di partire, a volte ci vuole un po’ di sana pigrizia, no?

Commenti

aperitivifilosofici ha detto…
Trovo l'ozio benefico. =))
Ricordati che il prossimo viaggio è senza valigie eh!...

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