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Corsi (d'acqua)...

Avete presente il corso di un fiume? In fondo, se uno li guarda nella loro interezza, dalla sorgente alla foce, i fiumi si assomigliano molto tra loro, anche se molti di noi sono stati abituati a pensare a differenti tipi, quelli profondi, quelli larghi e lenti, quelli alpini, stretti, impetuosi e veloci. Non c'è molta differenza tra essi, in genere, in termini di portata d'acqua, ma tranquilli, non ho alcuna intenzione di scrivere un articolo sull'idrodinamica fluviale e sull'entropia delle molecole d'acqua allo stato liquido. Però ci pensavo oggi a quanti siano gli stati possibili di un oggetto, di un materiale o di un elemento geologico, un po' come accade per gli infiniti stati possibili dei pensieri che molti di noi si portano dietro, a volte come un ingombrante bagaglio che a tratti potrebbe anche essere definito inutile. Si, inutile, come direbbero i già precedenemente citati guru del time management, della finanza o della politica... Inutili perchè a volte pesano, ma senza portare alcun beneficio, inutili perchè a volte rischiamo di trascinarli dietro di noi come uno svogliato cagnolino che si è stancato di seguirci in ogni posto. Comunque, personalmente, non sono mai riuscito a pensarli così inutili, l'ho già detto in qualche altro posto, mi sono sempre affezionato ai pensieri e alle cose che fanno parte del presente e anche a ciò che è oramai rinchiuso tra le quattro mura del passato. Ho almeno uno dei soliti scatoloni per ogni differente categoria di eventi, esperienze, ricordi e anche per le cose apparentemente più insignificanti. Non ho neanche troppi problemi a portarne il peso, forse semplicemente perchè non lo porto. In realtà, mi limito semplicemente a catalogare tutto, distribuirlo al suo posto e andare di tanto in tanto a curiosarci dentro.
Lo faccio oramai non molto spesso e, per una serie di motivi neanche troppo difficili da intuire, oggi è uno di quei momenti da "piccolo esploratore" ed è anche uno di quei momenti da bravo scolaretto che fa bene il compitino. Come al solito però c'è sempre un intoppo lungo la via, un particolare che ti fa perdere tempo, un qualcosa su cui sei costretto a fermarti più del necessario, anche se l'avevi dimenticato, anche se sono passati oramai anni e anni e anche se sei convinto di non pensarci più. Ma non è la foto in sè, non è il foglietto di carta in sè, non è il ricordo in sè e non è neanche il contesto in cui quell'evento, quella foto, quel biglietto o quel momento si pongono. E' semplicemente un principio di base idrogeologico (ok, avevo promesso di non parlarne, lo so), quello per cui un fiume rallenta quando il suo alveo diventa più largo e profondo oppure accelera e schiumeggia rumorosamente quando è ristretto in una gola stretta e poco profonda. Si, a volte vale la pena rallentare un po', guardarsi intorno e scoprire che in fondo cambiano tante cose intorno a noi e, spesso, cambia davvero poco nelle cose che sono dentro di noi.
Mi siedo un attimo, mi godo quest'ampia insenatura in prossimità di una delle più tranquille e lente anse del fiume che mi scorre davanti. Sembra che ci sia ancora molto tempo, prima di raggiungere il mare e, tutto sommato, spero di aver conquistato un'esperienza sufficiente per affrontare le prossime strettoie e, soprattutto per capire, o per cercare di capire, quale sia il modo migliore per superare senza troppi intoppi le rapide.

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