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Non dire "treno!" se non ci sei sopra...

Ogni treno ha una sua ferrovia, ma non è detto che ogni ferrovia abbia un suo treno, per una serie di ragioni che forse potrebbe essere anche tedioso spiegare. Ma voi siete abituati a quel fantastico tedio che io sono stato sempre capace di elargirvi, vero? Tantopiù che sono più che certo che se dovessero esserci più di due persone a leggere questi post, potrei già festeggiare a ostriche e champagne. Ah, dimenticavo! avevo già parlato di ostriche qualche tempo fa, mi sa proprio qui, ma sono passati tanti anni, sicuramente ne sono passati più del tempo in cui ho lasciato ibernato questo luogo, che ora mi piace riportare a livello visibile, almeno visibile a me. Dicevo quindi, non è detto che una ferrovia abbia sempre un treno e in effetti è strano quello che ho visto qualche settimana fa, rappresentato dall'immagine qui a lato, che mi ha fatto inchiodare i freni della macchina, con somma gioia di chi mi seguiva da vicino in quel frangente, costringendomi ad una fermata inaspettata e a una serie di pensieri che non avevo preventivato.

Certo, direte voi, cos'avrà mai di particolare questa immagine? Apparentemente nulla, se non fosse per il fatto che quel macchinario, quel mezzo che immagino servisse a lavori di manutenzione ferroviaria, era davvero strano che fosse lì, in un tratto di ferrovia che non vede passare treni oramai da tanti, forse troppi, anni. La linea, come si dice in gergo tecnico, è armata, le rotaie, le traversine, la massicciata, persino la linea aerea, per quanto non alimentata, sono lì, è tutto lì, ma lì non ci passa più nulla. Dietro quel macchinario c'è una linea ferroviaria che porta a una vecchia stazione e, a dirla tutta, ancora più su, fino a una nota stazioncina sui monti dell'Appennino. 

Davanti a quel curioso macchinario c'è un deviatoio, più conosciuto con il nome di "scambio", che porta alla parte di linea ancora attiva, ma in uso solamente per portare i treni dalla nuova stazione fino al deposito. Alcune centinaia di metri più avanti c'è un altro deviatoio, quello che porta al deposito, ma che potrtebbe teoricamente portare anche alla vecchia linea, anch'essa oramai in disuso, che arriva ad altre antiche stazioni, fino al mare, ma che è oramai  percorsa solamente da pensieri e da ricordi. Stavo quasi per fare un disegnino del tracciato, per illustrare meglio le confuse descrizioni precedenti, ma poi mi sono ricordato che il disegnare fa parte della miriade di cose che non so fare e quindi lascio alla libera immaginazione quanto ho provato a disegnare con le parole.

Comunque, per dirla tutta, quando passo da queste parti mi piace ancora chiudere gli occhi e immaginare cosa possa essere stato, in passato, percorrere quest'antica ferrovia, scendere in una stazione di quelle sperdute, quelle con il vaso di gerani e l'unico lampione che si spegne se lo guardi, come nella nota canzone di Vecchioni, magari in una sera buia e tempestosa come negli incipit di quei libri che molto probabilmente non avranno mai gli onori delle stampe. Ok, ho capito, mi fermo qui, anche il gatto mi guarda con aria a metà tra il perplesso e qualcos'altro, ma forse semplicemente perchè non gli ho portato cose di suo gradimento. 

Però ora non posso andar via così, non posso chiudere questo post senza lasciare qualcosa di aperto e magari pronto per essere descritto in una prossima pagina, perchè a volte mi piace farlo, mi piace non chiudere definitivamente un discorso, non fosse altro che per avere almeno un argomento per iniziare il prossimo, di discorso, per quanto strampalato sia. Quindi cosa mi invento stavolta? Ah, ok, trovato!

Ci sono oggetti che, analogamente ai profumi, ai sapori e alla musica hanno la capacità di farci fare dei bei tuffi nel passato, avete presente, no? Uno di questi è stata per me questa sobria macchina da cucire, che faceva bella mostra di sè in uno dei corridoi dell'albergo di cui al precedente post. Non so perchè mi abbia colpito, non so perchè io l'abbia fotografata, sotto lo sguardo stupito di chi era lì vicino. O meglio, lo saprei anche perchè, ma ora non mi va di perdermi in ulteriori noiose chiacchiere sul passato. Mi viene solamente in mente un ricordo, di qualcuno che mi diceva: "sai amico mio? una volta le cose si riparavano, ora purtroppo si butta via tutto...". Non so cosa volesse davvero dire e non ricordo neanche se fu il famoso pescatore a dirmelo, ma in realtà, per ora, forse non è neanche importante.

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