Lo so, ha ragione il Guru... Devo ancora buttare giù qualcosa relativa alla festa dei serpari (e dei serpenti). Purtroppo, o per fortuna, nel frattempo mi è capitato tra capo e collo un ameno viaggetto che, ovviamente, prevedeva una preparazione analitica e dettagliata della relativa presentazione *ovviamente* comunicatami all'ultimo momento. Così ho deciso di prendermi qualche altro giorno di riflessione, soprattutto per smussare gli angoli della tempesta emozionale che la fugace gita a Cocullo mi aveva regalato. Questa foto che vedete alla vostra destra, raffigura l'ingresso di un noto albergo di Paestum, dove ho avuto la fortuna di alloggiare per le canoniche e fatidiche 72 ore di durata dell'evento a cui dovevo partecipare. Al di là di questo non c'è stato il tempo e il modo di apprezzare la spettacolarità degli scavi archeologici e il bello di quella zona del Tirreno che, per una serie di motivi, non ho mai avuto modo di raggiungere. E' nota ai più la mia imbranataggine nel perdermi durante i viaggi in macchina. Chi mi conosce bene, tuttavia, ha semre il sospetto che io lo faccia apposta, a perdermi, per arrivare il più tardi possibile, per vedere posti che normalmente vengono tranquillamente ignorati nei tragitti *diretti*. Non ho avuto di questi "problemi" in questo viaggio, per un motivo piuttosto banale... Nei giorni scorsi ho avuto la malsana idea di provare un navigatore satellitare, sapete, no? Di quelli che, mentre siete in macchina, vi dicono: "tra 200 metri, uscita" oppure : "alla fine della strada, girate a destra", ecc. Comunque, una volta a destinazione, ho modificato almeno l'aspetto del tavolino in base alle mie esigenze e, questa volta, ho *minacciato* quelli della reception per evitare di ritrovare "tutto in ordine" al mio rientro in stanza. Mi è andata bene, ho avuto l'impressione di essere a casa, almeno per una volta, ma come al solito qualcosa doveva andare storto. E questa volta qualcosa è andato storto sotto forma di email inaspettata, desiderata per anni (anche quando le email non c'erano), ma in questo caso giunta nel momento sbagliato. Anche questo fa parte del gioco che sto conducendo con me stesso. Un gioco che consiste nel pubblicare qui sopra, a frammenti scoordinati, quello che contiene il baule dei miei ricordi. Un puzzle che, forse, non riuscirò mai a ricomporre neanche io. Ah! Dimenticavo... C'è una frase che il navigatore satellitare a volte dice e che mi manda veramente in bestia: "tornate indietro, quando potete". E quando potrò, navigatore dei miei stivali, tornare INDIETRO??? Ecco, in quei casi, lo spengo!
Queste sono le classiche scarpette-appese-al-chiodo , a dimostrazione della volontà di non giocare più a calcio. Ma lo sanno quasi tutti che questo modo di dire è oramai utilizzato un po' per tutti i casi in cui qualcuno ha deciso di mettere la parola fine ad una qualche attività, piacevole o no, in cui era impegnato da lungo tempo. In genere è una frase che viene intesa come un qualcosa di definitivo, nel senso che chi appende le scarpette al chiodo, ad esempio, non giocherà più a calcio. A volte però potrebbe esserci un significato meno drastico e a tale proposito penso sempre ad alcuni giocatori professionisti che ho avuto modo di conoscere, seppur superficialmente. Questi adesso continuano a giocare tra amici, guadagnando sicuramente meno, ma divertendosi di più e utilizzando, forse, scarpette diverse da quelle che avevano appeso. Provo spesso a fare mia questa seconda interpretazione del modo di dire di cui parliamo, interpretandolo in modo meno negativo e pensando che un'
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Moya
Il guru
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