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FCO --> AZ 1020 --> MXP--> AZ 626 --> ORD

"Oh!" - direte voi - "Tutte 'ste chiacchiere di titolo solo per dire che vai a Chicago?". Ovviamente si, altrimenti non sarei io, ve l'immaginate se di colpo smettessi raccontare un comunissimo viaggio da vita di tutti i giorni come se fosse un'avventura da cui non si sa se si torna. Però in realtà anche la comunissima vita di tutti i giorni poi non è che sia così "comunissima". Ci pensavo tra ieri e stamattina, prima, durante e dopo uno dei sogni che invadono costantemente le mie notti, prima di ricevere una gradita mail dagli organizzatori del meeting. Una mail che mi confermava il programma dei voli e i relativi orari. Era un po' di tempo che non facevo una trasvolata atlantica, davvero un bel po' di anni e non so ancora se la cosa mi faccia piacere o mi incuta quell'oramai consueto timore di passare 8-9 ore su un affare di metallo che ancora non capisco come sia in grado di librarsi a qualche migliaio di piedi da terra. L'avevo già detto, vero? Ho viaggiato diverse volte, ho toccato mete anche poco battute, per certi versi, ma l'ansia che mi attanaglia ogni volta che la sensazione del distacco da terra è reale, ancora non riesco ad eliminarla. Stavolta me la porterò appresso per qualche ora in più, ma mi sono già premunito di una sufficiente scorta di fogli di carta A4 e di un paio di penne che mi consentiranno di riempire il vuoto che sentirò tra Malpensa e l'atterraggio in terra statunitense.
Ho racimolato le ultime energie creative (si, lo so, ci credo solo io...) e ho immaginato il solito parallelo tra un volo reale e i soliti voli che si fanno con la fantasia, quelli che ci portano lontano con la fantasia e quelli che ci fanno sognare di andare via, lontano, in luoghi che siano liberi da tutte quelle ansie reali che la vita di tutti i giorni ci riserva e delle quali a volte non riusciamo a fare a meno. Si, ok, c'è sempre qualcuno che dice che "se si rilassa collassa" (E. Greppi, A. Finazzo), c'è sempre l'erronea sensazione che un aereo possa volare solamente se la velocità sia elevata, ma a volte non è così e chi abita in prossimità di un aeroporto queste cose le conosce bene. La possibilità che un aereo mantenga l'assetto di volo dipende da vari fattori, dipende dalla velocità, dipende dal vento, dipende dalla superficie alare. Però a volte si può anche volare più piano, si può anche rallentare un po'. Non è difficile, non è complicatissimo volare a 470 nodi e poi, di colpo, rallentare fino a 120 nodi senza rischiare lo stallo. A 120 nodi ci si può rilassare senza collassare, si può guardare il panorama sottostante senza fretta, guardando le case che ci scorrono di lato, guardando le luci della pista che ci aspettano e osservando le luci rosse di fine pista ancora ragionevolmente lontane. A volte corriamo troppo e rischiamo di vedere solamente la fitta coltre di nubi sotto di noi, con la sensazione che viaggiando al di sopra di esse possiamo in qualche modo dimenticare quello che c'è sotto. La velocità giustifica anche il fatto che non possiamo scorgere i dettagli di quello che succede sopra, sotto e a fianco a noi, ma ci resta il solito dubbio: cosa succederà quando dovremo atterrare? Cosa accadrà quando i flap e gli slat completamente aperti ridurranno la velocità a tal punto da farci sembrare fermi? Lì saremo sicuramente costretti a guardare giù dal finestrino. Lì ci renderemo conto, forse, che alcuni dettagli insignificanti, se visti dall'alto dei 30.000 piedi e a 470 nodi di velocità, assumono ben altro aspetto e ben altro impatto se osservati a 100 nodi ad una quota inferiore ai 1000 piedi. Il rischio resta sempre il solito, quello di farsi distrarre dai troppi dettagli, andando in stallo e avvitandoci inesorabilmente su noi stessi, con il rischio inevitabile di precipitare al suolo. A volte ci salva il vento. Te l'avevo già detto, vero Mawiapì? In un soffio molto spesso si vola e volare, solitamente, è bello...
Le foto, come al solito, non c'entrano nulla, ma mi piacevano così, in tutto il contesto. Ma, di nuovo, ve l'immaginate se in un mio post le foto fossero compatibili con l'oggetto del post stesso? Non accadrà, ma nel caso dovesse accadere, vorrà anche dire che la mia presenza qui sarebbe solamente ingombrante.
Beh, vi ho ammorbato abbastanza per oggi. Come da tradizione porterò con me il fido notebook che resta l'ultimo oramai a seguire i miei voli (pindarici e non). Le 2 ore da trascorrere a Malpensa mi daranno forse lo spunto per continuare la storia, altrimenti si risentiamo dopo l'atterraggio a "ORD"...

Commenti

Anonimo ha detto…
ecco la cosa più bella...avvitarci su noi stessi e poi una folata di vento e si torna a volare ma leggeri e felici come palloncini a forma di ciuchici e finalmente liberi di non guardare sempre giù.simpatica la foto del borgo rosso.

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