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Repetita iuvant (?)

Grazie a Mawiapia (o per colpa sua, fate voi) mi è uscito fuori questo post nuovo-nuovo. Lo confesso, la serie di barchette ormeggiate su quella riva o banchina che sia mi ha allo stesso tempo affascinato e inquietato un po', forse sarà stata la monotona calma che mi sembrava scaturire da esse, forse perchè in fondo una barchetta ormeggiata prima o poi comunque prenderà il largo, andrà lontano o vicino a seconda delle sue possibilità, della potenza del motore o della eventuale superficie velica. Ci sono altre variabili da considerare? Probabilmente, anzi sicuramente , si. Prendiamo ad esempio una barchetta senza motore e senza vela, la variabile da considerare è semplicemente la forza che il manovratore avrà nelle braccia, la motivazione a percorrere una certa distanza e la certezza che, a meno che non si viaggi controcorrente in un fiume, la stessa forza e motivazione sarà necessaria per tornare indietro. Nel caso del motore il discorso è un po' più semplice, a meno che uno non sia un "caimano" (VEDI QUI) come me, una volta accertatisi che le condizioni del mare o del lago siano opportunamente favorevoli, i fattori limitanti sono la quantità di carburante che si ha a bordo e che, ovviamente, è direttamente proporzionale alla potenza in CV (o in Kw) del motore e di conseguenza alla spesa che vogliamo affrontare. Ve lo confesso ora, prima che io parta di nuovo con l'aereo, con il solito dubbio di non tornare indietro (le rotte statunitensi mi mettono sempre una certa apprensione aggiuntiva, da 5 anni a questa parte), uno dei miei sogni è un gommone da 10 metri con tre motori da almeno 250CV l'uno, ma per buona sorte di quanti solcano i mari, non riuscirò mai ad averlo... Resta l'ulteriore possibilità, la navigazone a vela, lì non conta il carburante, non conta (in fondo) neanche la forza, come si dice in un particolare campo della Medicina, "non vis, sed arte", lì contano solo l'esperienza, la bravura, le conoscenze, un po' di sano coraggio e di sete d'avventura (altro? Sicuramente dimentico qualcosa). Ho provato una sola volta tanti anni fa, con una semplice tavola da windsurf, sapete, no? Di quelle che oramai anche i ragazzini delle medie sanno maneggiare. Un'esperienza tragica, dalla riva verso il largo, prima al traverso e poi, con mia grande, ma incosciente gioia, con il vento in poppa... 50m, 100m, 200m, le boe del mezzo miglio dalla costa, che bello!!! Avevo dimenticato due sole cose, semplici ma fondamentali: la prima è che non si può andare in mare sotto il sole nelle prime giornate d'estate SENZA una buona crema protettiva, la seconda è che una delle prime cose che devi imparare è l'arte di tornare indietro, come sempre, come in tutto. Mi ricordo ancora oggi la mia disperata richiesta d'aiuto rivolta a chi era troppo lontanto per sentirmi: "COME DIAVOLO SI FA' AD ANDARE A VELA CONTROMANO???" Poi mi hanno spiegato che si dice "controvento", poi mi hanno anche detto che si dice "di bolina", poi mi hanno anche detto che ci hanno fatto anche un film, però quello che ricordo bene sono le ustioni sulle braccia, sulle spalle e, soprattutto, sui piedi (Pinocchio mi fa un baffo!).
Ma qualcuno di voi ha mai avuto voglia, almeno per un attimo, di dimenticare come si fa ad andare contromano?

Commenti

Anonimo ha detto…
a ziz zag ecco come si va contromano a vela... sembra quasi una metafora della vita non trovi? eppure la geometria ci ha sempre insegnato diversamente
Anonimo ha detto…
io non ho bisogno di dimenticarlo perche' non l'ho mai saputo. ci si continua ad allontanare e poi arriva un punto in cui e' troppo tardi per tornare indietro.
trytounderstand ha detto…
Eh, sai Mawiapia. Prima o poi si impara e talvolta si riesce anche a farlo. A quel punto uno arriva pure a chiedersi se ne sia valsa la pena, di imparare...
O Fa', ma lo hai rimesso bene l'orologio?

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