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Mete balcaniche (1)

27.11.2005 - Aeroporto di Fiumicino.
E’ strano e in fondo non mi era mai capitato prima d’ora di prendere un aereo di Domenica. Fiumicino è un posto generalmente molto affollato e vederlo con meno di un quarto delle persone normalmente presenti nei giorni feriali mette quasi tristezza. Forse la sensazione che si prova è quella di essere lì per intraprendere un disperato viaggio per chissà dove o forse perché le persone che vedo intorno a me danno quell’impressione. E’ un’ora in cui si concentrano i viaggi verso le destinazioni dell’Est, europeo ed extraeuropeo, non è un periodo vacanziero e vedo visi tristi, preoccupati o semplicemente stanchi oppure non so neanche io cosa cercare in fondo agli sguardi che incrocio avviandomi verso l’area del check-in e del controllo. Dico tra me e me: benissimo, poche persone, controlli più rapidi e senza quel solito affollamento per l’imbarco. Vana speranza, anche per gran parte degli addetti alla sicurezza è Domenica e, quindi, i varchi a disposizione sono praticamente due e la fila ha già raggiunto una lunghezza più che considerevole. Poco male, non ho fretta e tra l’altro quest’oggi provo un’insolita inquietudine nel dirigermi verso i controlli. E’ una cosa nuova per me anche questa, nonostante non sia uno dei miei primi voli e nonostante non stia andando verso una delle cosiddette destinazioni a rischio. Solite perdite di tempo con chi ha dimenticato le chiavi in tasca e fa suonare continuamente il metal detector, solito intreccio di vaschette portaoggetti e, finalmente, passo il fatidico controllo e mi dirigo verso l’area di imbarco. Le sensazioni sono le stesse, i duty-free sono insolitamente vuoti. Entro in qualcuno di essi e guardo le solite cose che vendono: profumi, sigarette, liquori, gadget elettronici e altre amenità. Qui risiede un'altra mia personale curiosità che non riesco a togliermi, come se fosse una domanda alla quale non trovo risposta. Chissà perché nell’attesa del volo a molti viene voglia di fare spese e di comprare le cose più impensate? Forse la noia dell’attesa spinge a fare questo? Ho elaborato una mia personale opinione e cioè che il tutto possa derivare dalla stessa natura del mezzo di trasporto che ci attende, l’uomo è nato senza ali e quindi non può muoversi autonomamente, tranne che con la fantasia, in un ambiente quale è l’aria al di sopra delle nostre teste. Questo ci crea, magari nascosto in un qualche angolo remoto della nostra mente, una sensazione di disagio, un senso di indeterminazione e una sensazione di completa dipendenza dalla macchina che ci solleverà da terra. Forse il comprare qualcosa, lo spendere un po’ di soldi prima del decollo è un modo per concederci qualcosa nell’eventualità di un difficoltoso o mancato ritorno. Anche prendere un regalo per qualcuno a noi caro ci può forse dare l’impressione di dover comunque tornare indietro, prima o poi. Ma non c’è più tempo per i dubbi e le domande, il 737 è pronto ad aspettare e io, come al solito, sono l’ultimo ad imbarcarmi.

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