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Mete balcaniche (3)

28.11.2005 - Due passi in centro.
Questa è una delle rare volte in cui ho occasione di immergermi almeno un po' nella realtà locale, di solito il tempo che mi resta a disposizione durante queste "escursioni" è a malapena sufficiente a farmi sentire l'odore dei luoghi. Se ricordate uno dei miei ultimi post, questa è anche una delle volte in cui ho perso un po' di tempo a modificare l'aspetto della mia camera d'albergo, per portarla ad un aspetto più familiare. Tra l'altro le cameriere non sembrano estremamente efficienti e, quindi, continuo a trovare le cose esattamente come le ho messe (e questo, per me, è un bene...), pur non potendomi assolutamente lamentare della pulizia e dell'aspetto generale del luogo che mi ospita.
Comunque, ad un certo punto, insieme ad alcuni compagni di (s)ventura si è trovato il tempo e la voglia di capire qualcosa in più della realtà locale. Qualcosa in più di quello che aleggia nel perimetro dell'albergo che funge, in questo momento, da seconda casa.
Non è stato difficile raggiungere il centro della città, tra l'altro questo è uno di quei posti in cui il cambio monetario ci favorisce non poco, per cui un taxi arriva al massimo ai prezzi di un comune biglietto di autobus nostrano. Cosa ci si aspetta dal centro di una città che, tra l'altro, è anche la capitale della terra in cui mi trovo? Magari la frenesia e la folla di città come Roma, Milano o semplicemente Pescara... No, niente di tutto questo. Volete sapere che impressione ho? Quella di trovarmi nel bel mezzo di una grande periferia senza confini, anche l'immancabile centro commerciale sembra un complesso multifunzionale di periferia, con i negozi praticamente vuoti e quel senso di rassegnata quotidianità che scorgo nei volti delle persone che incrocio nel corridoio di collegamento. Una cosa colpisce le mie narici e, di conseguenza, la parte più recondita e lontana dei miei ricordi, l'odore delle castagne sapientemente arrostite da alcuni uomini che, con questo sistema, trovano il modo di farsi rientrare qualcosa in tasca. C'è solo un guaio, qualcosa che non può non colpire la mia attenzione e farmi vedere di colpo e per un attimo, tutto buio. Il figlio, probabilmente, del "castagnaro" che dorme tranquillamente a terra, semplicemente adagiato su un doppio strato di cartone da imballaggi. Dorme sereno, forse anche felice, ma a me ha lasciato un bel mazzetto di interrogativi e di strane sensazioni.
Ah! Tra parentesi, alla fine della freccia blu c'è la lapide che indica il posto in cui sorgeva la casa natale di Madre Teresa di Calcutta (e adesso non fate come me, che ero convinto che fosse nata in Albania...).

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