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Mete balcaniche (2)

27.11.2005 - Il volo.
L’aereo è un mezzo di trasporto piuttosto scomodo, in particolare nei due momenti cruciali del viaggio: la partenza e l’arrivo. Gli spazi sono ottimizzati per il volo quando si abbia la pazienza di rimanere seduti e ovviamente, come tutte le altre volte, l’affollamento tipico all’ingresso nella cabina mi crea un discreto disagio. Comunque riesco a guadagnare il mio posto, sistemo il bagaglio, mi siedo e mi allaccio la cintura. Poi i soliti gesti routinari che probabilmente condivido con altri, guardare nella tasca di fronte a me e leggere i fogli che ci sono, in particolare le istruzioni da seguire in caso di emergenza. Le ho imparate a memoria, conosco l’ubicazione delle uscite di emergenza di quasi tutti i velivoli, le procedure per gonfiare il giubbotto salvagente, le modalità di utilizzo delle mascherine di ossigeno, anche se mi rendo conto che in caso di caduta l’unica cosa che potrebbe salvarmi sarebbe una buona dose di fortuna. Fine della lettura, il comandante dice qualcosa in macedone, una breve rullata, muso verso l’alto e distacco da terra. L’ho detto in un altro post, l’importante è il viaggio, non la destinazione, ma nel caso del volo faccio un’eccezione a questa regola, preferisco tornare rapidamente con i piedi sulla terra. Il mio vicino di posto non parla italiano e, verosimilmente, neanche l’inglese. Probabilmente non ha neanche voglia di parlare, ha l’aria di chi ha una mente satura di preoccupazioni e dubbi, forse ha lasciato qualcosa o torna da qualcuno, chissà. La traversata dovrebbe durare un paio d’ore al massimo, guardo le nuvole sotto di me, ma nessuna fantasia mi solletica la mente e fortunatamente nessuna preoccupazione rende tortuosi i miei pensieri. Continuo a leggere un po’ di materiale di lavoro che ho portato con me, senza troppa concentrazione e convinzione, ma sperando di trovare il modo per far passare serenamente dell’altro tempo, chi mi conosce dal vivo non ci crederebbe mai alla mia dannata paura di volare. Non l’ho mai confessata a nessuno e me la porto, come parte ingombrante del bagaglio, in tutti i viaggi via aria. Strano, eh? Ho aspettato di aprire un blog per avere la possibilità di produrre questo inedito scoop su me stesso e mentre penso a questo e a come lo scriverò qui, perdo qualche altro minuto e mi libero di qualche grammo di ansia infantile. Puntuali come un orologio a cucù iniziamo la discesa, flap aperti, carrello giù e appoggio dolce sulla terra di Macedonia. E’ già buio, posso farmi un’idea approssimativa dell’aeroporto che appare comunque straordinariamente piccolo rispetto a quello che mi aspettavo, oltre ad essere apparentemente spoglio. Un aeroporto che sconsiglierei fortemente a chi soffre di depressione. Avete presente quelle vecchie stazioni quasi dismesse dove si fermano, e neanche sempre, i treni regionali? Quelle, per dirla con Vecchioni, dove non c’è mai ad aspettarti nessuno, perché è sempre troppo presto o troppo tardi.

Commenti

Anonimo ha detto…
finalmente sei tornato.. non ho letto i post, lo farò tra un po' con più calma.. intanto dovevo salutarti..
un bacino
trytounderstand ha detto…
grazie per essere passata di nuovo dalle mie parti, deliria. E' un piacere ritrovarti e sapere che tu riesca a trovare il tempo (e il coraggio) di leggermi...
Un abbraccio
Anonimo ha detto…
come proimesso ho letto il post.. coraggio di leggerti? ho lo stomaco forte e poi.. hai l'errata convinzione di essere "pesante".. chi definisce i canoni della noia?
ti bacio
trytounderstand ha detto…
Eh! I canoni me li definisco da solo, purtroppo o per fortuna...
Diciamo che butto le cose qui, come mi vengono e spesso, rileggendole, mi trovo noioso.
Comunque continuerò il racconto, in fondo ci sto provando gusto.
Abbracci gioiosi
trytounderstand ha detto…
Ciao Lia, se ti dicessi che la felicità nel rileggerti è grande, forse sembrerei retorico.
Il mio pollice non è mai verso. Lo tengo sempre rivolto verso l'alto, sperando che a qualcuno possa essere d'aiuto ... oppure con l'illusione che porti fortuna a me.
Sorrisi ritrovati!
Anonimo ha detto…
Nn credevo chew avessi paura dell'aereo..dal momento ke viaggi così tanto...Ma dall'altra parte credo anche ke sia normale..normale è averne paura x via della loro"sicurezza" e normale è aver paura di qualcosa che cn tutti noi stessi nn riusciamo ad "accettare"
Coriandoli di baci..
Fata Oscura
trytounderstand ha detto…
Il mio GAIM è sempre acceso, quando sono davanti a uno dei miei PC connessi in rete. Sei sempre la benvenuta, Lia, quando vuoi...
Pensavo che la paura dell'aereo mi passasse, prima o poi. Oramai sono più di 15 anni che non riesco a scrollarmela di dosso e, comunque, ci convivo come se fosse una vecchia amica petulante, ma affezionata
Anonimo ha detto…
adoro l'aereo, adoro gli aeroporti..
la paura nn passa ma ci si reisce a convivere!
uh.. vedo che hai adottato un papero :)
bacini natalizi

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